Sviluppo della resilienza: definizione, esercizi e strategie
Quando parliamo di resilienza non ci riferiamo a una dote innata e immutabile. Non è un tratto stabile e immodificabile del carattere, bensì una capacità che può essere sviluppata a partire dalla consapevolezza dei propri limiti e delle proprie potenzialità.
Alla parola resilienza, la Treccani associa tre significati tra cui questo :
“In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà ecc.”
Sempre sulla Treccani, ma alla voce Boris Cyrulnik, possiamo leggere una definizione più approfondita e completa che ne dette il neuropsichiatra francese: “capacità di reagire a traumi e difficoltà recuperando l’equilibrio psicologico attraverso la mobilitazione delle risorse interiori e la riorganizzazione in chiave positiva della struttura della personalità.”
Una definizione illuminante che pone l’accento proprio sulla mobilitazione di risorse interne, utili all’attivazione della resilienza.
Resistenza e resilienza: che differenza c’è?
Per comprendere il concetto di resilienza è importante, innanzitutto, distinguerlo da quello di resistenza, ossia, la capacità di una persona di resistere, di opporsi a eventi e fattori negativi.
Avere una buona resilienza non comporta il rifiuto o la resistenza agli stimoli avversi, ma significa essere dotati della capacità di andare avanti, di dare nuovi significati al proprio percorso di vita.
Per comprendere ancora meglio il concetto di resilienza possiamo ricorrere alla metafora dell’elastico che dispone di una straordinaria caratteristica: può essere tirato fino al suo estremo per poi tornare allo stato iniziale.
Quando subiamo forti stress anche noi possiamo tornare allo stato iniziale, facendo ricorso alle nostre risorse e alla nostra capacità di adattamento (coping). Tuttavia, a differenza dell’elastico che torna a essere esattamente com’era, questo processo può assumere per noi una valenza trasformativa poiché aggiunge al nostro bagaglio un’importante esperienza di consapevolezza e di autoefficacia.
Roger Solomon e la resilienza
A proposito di resilienza, in un intervento del 2020 (durante il primo lockdown), lo psicologo americano Roger Solomon è riuscito a individuare tre predisposizioni mentali che possono aiutare ad affrontare un evento traumatico:
- IMPEGNO
Ovvero: impegnarsi ad affrontare una situazione difficile riconoscendo la nostra importanza e il nostro valore. Nel momento in cui sentiamo di non riuscire a farlo da soli, è fondamentale chiedere aiuto a un professionista anche perché, intraprendere un percorso di psicoterapia, significa prendere un impegno nei confronti di noi stessi.
- CONTROLLO
Spesso il senso di impotenza che sperimentiamo davanti a una difficoltà è causa di un forte malessere. In questo caso il concetto di impotenza è strettamene legato a quello di trauma. Per una migliore elaborazione dell’esperienza traumatica è fondamentale recuperare la propria capacità di avere un’influenza, positiva o negativa, sulle situazioni. Se, per natura, alcuni aspetti risultano incontrollabili, altri invece permangono sotto il nostro controllo ed è proprio su questi che possiamo concentrarci, anche a partire dalle piccole cose. Avere una buona routine, per esempio, ci permette di dare valore a ogni giornata.
- SFIDA
Ogni giorno possiamo mettere in pratica un esercizio di benessere, un’azione che possa rappresentare un passo verso la cura del sé, una sfida che può aiutarci a rafforzare l’impegno che abbiamo preso nei confronti di noi stessi. Anche in questo caso partiamo da sfide che non ci procurino troppo stress, per poi arrivare a un ingaggio maggiore nei confronti di noi stessi.
Infine, ricordate sempre che non siete soli, è possibile ed è importante chiedere aiuto alla rete amicale/familiare e, se necessario, anche a uno psicoterapeuta. Riconoscere i nostri limiti e chiedere aiuto è il primo passo per poter cambiare punto di vista e lavorare sulla nostra resilienza.
Psicologa – Psicoterapeuta