La scuola online ha avuto risultati positivi ma anche effetti collaterali sulla salute di studenti e insegnanti. Lo conferma la ricerca di laboratorio Adolescenza e Istituto IARD

Tre mesi di lockdown e, di conseguenza, tre mesi di scuola online, con tanti risultati positivi e tanti problemi. Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD hanno monitorato il vissuto di studenti ed insegnanti attraverso tre indagini online. Indipendentemente dall’efficacia dal punto di vista strettamente didattico, la scuola online ha avuto una funzione di grande importanza per gli adolescenti che hanno potuto – grazie al proseguimento delle lezioni – mantenere una «agenda» della loro giornata relativamente normale. Il che ha contribuito, come le indagini hanno evidenziato, a proteggere il loro equilibrio psicologico. Differente l’impatto sugli insegnanti che – a parità di problemi tecnici legati alla funzionalità di piattaforme e connessioni – hanno dovuto assumersi la responsabilità di riversare (in molti casi inevitabilmente improvvisando) i metodi didattici tradizionalmente utilizzati in un «contenitore» del tutto nuovo e in parte sconosciuto, con un oggettivo aumento del tempo dedicato rispetto alla normalità (lamentato da oltre il 90% degli insegnanti coinvolti nel rilevamento).

«Mali» comuni

Ma al di là degli aspetti connessi alla didattica, tre mesi di scuola davanti al computer (la maggior parte dei quali anche in regime di pieno lockdown) hanno prodotto anche degli effetti collaterali negativi sia dal punto di vista fisico che psicologico. Dal punto di vista fisico sedentarietà, bruciore agli occhi, stanchezza, mal di testa e mal di schiena sono stati i disturbi maggiormente indicati dagli insegnanti, come conseguenti alla attività scolastica online, mentre gli studenti hanno indicato bruciore agli occhi, mal di testa e mal di schiena. Dal punto di vista psicologico stress e difficoltà ad addormentarsi sono state indicate da più della metà degli insegnanti intervistati, a seguire: ansia, senso di solitudine e depressione. Sul fronte studenti troviamo difficoltà di concentrazione, ansia, difficoltà ad addormentarsi e senso di solitudine (indicati dalla maggioranza delle ragazze e da un terzo dei ragazzi).

Le cause di ansia e paura

Importante osservare come il senso di solitudine sia stato indicato in percentuale molto maggiore dagli studenti. Sono stati infatti gli adolescenti, durante il lockdown, a soffrire maggiormente il distacco dai loro contatti sociali extrafamiliari. Anche riferendoci soltanto alla scuola, oltre il 70% ha sofferto la mancanza di interazione con i compagni, mentre solo il 54% degli insegnanti ha sofferto la mancanza di interazione con i colleghi. «Se i disturbi legati ad aspetti psicologici segnalati da insegnanti e studenti sono grosso modo gli stessi – commenta Alessandra Marazzani, psicologa di Laboratorio Adolescenza – le cause sono differenti. Per tutti vale la situazione al contorno, ovvero l’emergenza coronavirus con le paure ad essa connesse che hanno certamente aggravato la situazione, ma mentre l’ansia e lo stress degli studenti è stata prevalentemente generata dal timore di compromettere le proprie prestazioni scolastiche a causa di metodi e strumenti mai sperimentati prima, per gli insegnanti è derivata essenzialmente dal dover mettere in discussione – improvvisamente – la propria decennale professionalità se non, addirittura, la propria funzione. Una didattica dove molto è demandato alla capacità degli studenti di lavorare in autonomia, rischia di modificare il ruolo e, chissà, anche mettere in discussione l’autorevolezza degli insegnanti».

Vista e postura: le regole da rispettare

Riguardo i problemi fisici la maggiore prevalenza dei fenomeni indesiderati negli insegnanti rispetto agli studenti – come commenta Maria Teresa Zocchi, medico di medicina generale e membro del Consiglio direttivo dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Milano – è innanzi tutto legata all’età. «Problemi di vista, ma soprattutto di postura in una popolazione adulta italiana che certamente non pratica molta attività fisica ed ha tempi di recupero differenti rispetto ad un bambino o ad un adolescente, a cui bastano pochi minuti di stacco per riprendersi completamente. D’altra parte – sottolinea Zocchi – per chi svolge attività lavorativa al computer esistono delle regole precisa da rispettare per la salvaguardia della salute. Nei tre mesi di lockdown tutto è stato svolto, necessariamente, senza occuparsi di questi aspetti che dovranno però essere tenuti in conto nel caso in cui l’attività scolastica online entri più o meno stabilmente nell’attività didattica complessiva».

Una convinzione comune: a settembre scuola ancora online

D’altra parte il 63% degli studenti e il 70% degli insegnanti è convinto che a settembre la scuola non potrà riprendere normalmente e che quindi ci sarà ancora necessità di ricorrere, sia pure in modo non esclusivo, alla didattica online. E per quanto riguarda la scuola in presenza il 62% degli insegnanti (percentuale che arriva al 75,6% tra gli insegnanti delle scuola primarie) e il 67% degli studenti pensa sia impensabile stare tante ore in classe con la mascherina. Una eventualità che non piace nemmeno ai medici come conferma Roberto Marinello, pediatra di famiglia di Milano: «La protezione da Covid è certamente importante, ma quattro, cinque ore con la mascherina, sia pure quella chirurgica, possono avere delle controindicazioni per la respirazione, così come possono creare problemi nel parlare e nel farsi comprendere perfettamente, specie per quei bambini che hanno qualche difficoltà di natura logopedica».

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