Sindrome dell’impostore: 5 comportamenti che la identificano
“Je est un autre”
Arthud Rimbaud
“La paura di non essere all’altezza ci fa fare un passo in più al giorno”.
Così recita un koan giapponese facendo riferimento a un sano e graduale desiderio di crescita.
Ma cosa succede quando la paura di non essere all’altezza diventa così invalidante da bloccare questo desiderio, anziché favorirlo?
Complici le vite perfette mostrate sempre più spesso sui social network e una società che ci chiede di essere performanti in ogni ambito della nostra vita, negli ultimi anni abbiamo assistito a un significativo aumento di quella che viene definita sindrome dell’impostore. La costante sensazione di inadeguatezza, la paura di sbagliare, di non essere all’altezza delle situazioni e di conseguenza il timore di essere smascherati da un momento all’altro, è ciò che determina questa condizione di perenne incertezza.
Un po’ come se ci sentissimo passerotti travestiti da aquile che al primo soffio di vento perderanno il piumaggio posticcio e si riveleranno in tutta la loro natura.
Tale sensazione di inadeguatezza può verificarsi di fronte:
- a un giudice interiore che diventa inquisitore e persecutorio, inflessibile nel suo durissimo giudizio. In questo caso, quindi, siamo noi stessi a criticare con incessante severità ogni nostro movimento;
- a giudici esterni che possono essere per esempio: il nostro capo, i nostri familiari, amici o conoscenti. In questo secondo caso il mondo si popola di nemici che consideriamo pronti a smascherarci al primo passo falso.
Questa sensazione può essere talmente pervasiva da diventare invalidante e avere un’influenza negativa sui nostri comportamenti. In particolare, si è visto che la sindrome dell’impostore può scatenare cinque, diversi tipi di reazioni comportamentali.
- Evitamento: il timore di non essere in grado di svolgere una determinata attività può portarci a evitare di compierla. Se da un lato questo comportamento ci fa sentire sicuri, dall’altro conferma il nostro senso di incapacità, rischiando di generare una catena di evitamenti sempre più generalizzati.
- Chiedere aiuto: è sempre importante chiedere aiuto, ma quando diventa un modus operandi limita lo sviluppo dell’autonomia, confermando ancora una volta il nostro senso di incapacità nello svolgere le attività da soli.
- Eccedere nel controllo: da tendenza naturale rischia di diventare una condotta controproducente, portando a una ricerca di perfezionismo che non trova mai soddisfazione, ritardando eccessivamente lo svolgimento delle attività e diventando quindi altamente invalidante.
- Difendersi preventivamente: quando temiamo che l’altro possa danneggiare noi o la nostra autostima ci mettiamo in assetto difensivo, provocando così una reazione equivalente nell’altro e avviando una escalation di sfiducia che non consente la costruzione di relazioni sane.
- Rinunciare: quando la sfiducia nelle nostre capacità è talmente elevata che ci fa rinunciare ad affrontare le prove della vita, rendendo reale la nostra paura di sentirci incapaci.
Talvolta si parla della sindrome dell’impostore in modo leggero, ma è una condizione altamente dolorosa e debilitante che può innescare quella che viene definita “la profezia che si autoavvera”.
La psicoterapia può essere uno spazio utile per comprendere l’origine dell’insicurezza, accogliere i propri limiti e lavorare per ridurre la distanza tra il nostro sé ideale e il nostro sé reale.
Diffidate da chi mostra solo luce, la luce senza ombra non è nulla. Le nostre ombre ci rendono reali e unici e i fallimenti ci insegnano sempre qualcosa.
Psicologa – Psicoterapeuta
Bibliografia
Milanese R. (2020), L’ingannevole paura di non essere all’altezza, ed. Ponte alle grazie.