Accettare la vulnerabilità per imparare ad amare se stessi e gli altri

“L’amor che move il sole e l’altre stelle”, così si conclude la Divina Commedia, con Dante che giunto al termine del suo viaggio, dopo aver attraversato l’Inferno e il Purgatorio, celebra l’amore come la forza capace di illuminare tutto l’universo e quanto esso contiene.

Sebbene si attribuiscano all’amore sentimenti generalmente positivi e che, nell’immaginario collettivo venga visto come qualcosa di meraviglioso, sono tante le persone che di questo sentimento hanno paura. 

La paura di amare e di essere amati (filofobia) è infatti molto diffusa e può manifestarsi in modo differente a seconda del vissuto e della storia personale di ciascun individuo.

In primis occorre ricordare che vi è una sostanziale differenza tra innamoramento e amore. La prima è solo una fase, forse quella più romantica e positiva in cui si tende a idealizzare il partner e a mostrare il lato migliore di se stessi. L’amore invece è quel sentimento che sopraggiunge in seguito, che ci permette di vedere l’altro per quello che è realmente con le sue fragilità e i suoi limiti. D’altronde, per instaurare relazioni durature è fondamentale mostrarsi autentici e, di conseguenza, vulnerabili.  

L’amore chiama autenticità, ma per poter essere autentici si deve necessariamente passare dall’essere vulnerabili. Ed è proprio della vulnerabilità che si ha paura. Non a caso, questa parola è spesso associata a qualcosa di negativo poiché ha a che fare con fragilità e debolezze. Quando, però, il timore di mettersi a nudo svanisce, riusciamo a stabilire connessioni realmente autentiche e di conseguenza relazioni durature.

La nota ricercatrice Brené Brown nel suo libro “La forza della fragilità: il coraggio di sbagliare e rinascere più forti di prima” definisce la vulnerabilità come “la disponibilità a scoprirsi e a essere visti per come si è senza garanzie sui risultati… l’unica strada per dare e avere più amore, senso di appartenenza e gioia”. 

È solo accettando, guardando e conoscendo la propria vulnerabilità che permetteremo a noi stessi di divenire ciò che siamo, abbracciando il nostro io così com’è, senza giudizio. Questo significa imparare ad accettare le nostre emozioni e per farlo occorre ascoltarle, riconoscerle, nominarle senza giudicarle o sopprimerle. 

Ognuno di noi arriva al mondo dotato di un kit emotivo che comprende la tristezza, il disgusto, la gioia, la rabbia e la paura. Questo bagaglio emotivo è innato, ovvero, sono emozioni che proviamo e basta davanti a ciò che ci accade, senza che qualcuno ci informi della loro esistenza. Mano a mano che cresciamo, però, impariamo che certe emozioni non sono ben accettate dalla società, ma per stare bene con se stessi è fondamentale accoglierle e comprenderle, proprio come si fa nell’incontro con un amico o con un grande amore. Lo frequenti, ci passi del tempo, conosci i suoi bisogni, i suoi valori e fai esperienze insieme a lui. Lo stesso vale nell’incontro con se stessi.

Rifiutare la vulnerabilità significa rifiutarci nella nostra interezza, non fa bene a noi e alimenterà un isolamento emotivo già intrapreso da chi ci chiede di fare lo stesso.

La paura di amare, quindi, è la paura di scoprire che, in fondo, tutto quello che ci hanno raccontato o che ci siamo raccontati sulla vulnerabilità non era vero e questo può fare male, ma sarebbe ancora più deludente precluderci di vivere il cambiamento. Trarre amore dalla vulnerabilità, dai fallimenti, dai momenti difficili per accogliere ciò che siamo riuscirà a renderci più forti di prima.

Dott.ssa Giada Giglio Moro
Psicologa Psicoterapeuta

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