Elaborazione di un lutto: quando la depressione prende il sopravvento

Quando si parla di lutto ci si riferisce ad uno stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, o interno, come la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili” (Galimberti, 1999).

La perdita, dunque, può riferirsi alla morte così come a qualcos’altro, per esempio, la fine di una relazione. La parola lutto deriva infatti dal latino lugere che significa “piangere”, una manifestazione del dolore che possiamo associare tanto alla morte quanto ad altri eventi drammatici. 

Resta il fatto che il modo di elaborare un lutto è diverso per ognuno di noi e implica una serie di variabili che spesso rendono questo percorso particolarmente complesso e difficile.

Le reazioni a una perdita sono estremamente soggettive, tuttavia è normale sperimentare una serie di sentimenti molto variegati e spesso contrastanti. Oltre alla tristezza, secondo il modello di Elisabeth Kübler-Ross, l’elaborazione di un lutto avviene attraverso 5 fasi: negazione, rabbia, patteggiamento, depressione, accettazione.

Naturalmente, come ogni aspetto che riguarda la psiche, non è detto che queste fasi abbiano la stessa durata, vengano percepite con uguale intensità e si manifestino tutte. 

Accade, però, di frequente che lutto e depressione si accompagnino. L’insorgere di uno stato depressivo è molto comune quando si affronta una perdita ed è causa di numerosi sintomi, quali: affaticamento, mancanza di energie, insonnia, difficoltà di concentrazione, perdita dell’appetito, senso di solitudine e molto altro. 

Non solo, talvolta, nel vivere una perdita possiamo attraversare momenti di positività e vitalità, per poi sperimentare di nuovo sentimenti più disturbanti.

In ogni caso, è sempre molto importante vivere il lutto e abbandonarsi al dolore. Cercare di scappare dai propri stati emotivi, di distrarsi, di “non pensarci” dedicandosi ad altre attività, non è una soluzione. C’è un tempo per soffrire e un tempo per stare meglio e se non ci si legittima a soffrire, non si starà mai meglio. 

Quando si sta male, si sta male e basta anche se spesso si ha l’impressione che non passerà. Il dolore è un momento essenziale dell’elaborazione di un lutto che, in futuro, ci permetterà di non essere sopraffatti dal ricordo della persona che se ne è andata trovandole una giusta collocazione nei nostri pensieri.

Dott.ssa Giorgia Pierangeli

Psicologa – Psicoterapeuta

Contattaci