In primavera tutti più felici… o forse no?

È opinione diffusa che l’arrivo della primavera porti con sé un influsso positivo, quasi magico, una rinascita dopo il lungo inverno.
Ma è così per tutti?

Il cambio di stagione determina una serie di trasformazioni climatiche e ambientali, tra cui una variazione nel ciclo giorno-notte, le giornate si allungano, il clima diventa più piacevole e la natura rifiorisce. In parallelo i vestiti si colorano, ci si copre di meno, si esce con maggiore frequenza, i ritmi quotidiani sono più pieni e frenetici. Il contesto culturale e sociale sollecita una maggiore apertura e ottimismo.

Se in molte persone questo ha un effetto positivo generando energia ed entusiasmo, in altri produce un effetto quasi opposto, portando a stati d’animo di disagio come malessere generale, ansia, sonnolenza eccessiva, perdita di concentrazione, stanchezza, e persino irritabilità o aggressività.

Diversi studi neuroscientifici hanno rilevato nel nostro cervello una variazione nella produzione di neurotrasmettitori quali la serotonina e di ormoni come la melatonina, deputati alla regolazione dell’umore, che pare essere strettamente legata ai cambi di stagione e in particolar modo alle modificazioni dei cicli di luce.

Correlato all’impatto dei cambiamenti climatici a carico del sistema endocrino gli studiosi hanno riconosciuto un disturbo psicologico denominato Disturbo Affettivo Stagionale (SAD).

Anche se aspetti di natura socio-culturale potrebbero sollecitare risposte idealmente positive, quasi un obbligo a essere ben predisposti ad accogliere l’arrivo della “bella stagione”, è importante innanzitutto ascoltare ciò che si muove dentro di noi in termini di clima emotivo, bisogni, ritmi. Sintonizzarsi su di sé e sul proprio sentire ci permette di affrontare meglio il cambiamento stagionale e i cambiamenti in genere, evitando la pressione di dover aderire a un modo di essere che non si sente come proprio.

Articolo a cura di:

Dott.ssa Giada Giglio Moro

Psicologa

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