Gestire la vergogna prendendoci cura di noi stessi

La vergogna è un’emozione caratterizzata da un’autovalutazione negativa di noi stessi che ci fa sentire inferiori, svalutati o giudicati dagli altri. 

Il senso di vergogna porta a credere che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in noi che ci rende non amabili, non desiderabili, quasi una nullità.

Vergogna: significato e origine

La vergogna è un’emozione molto complessa che ha a che fare con le relazioni sociali. Deriva sostanzialmente dal timore che la nostra immagine, quindi ciò che vogliamo mostrare agli altri, venga minata o compromessa.

Si tratta, inoltre, di un’emozione secondaria poiché non è presente fin dalla nascita come la paura, la rabbia o la gioia, ma si sviluppa solo in seguito al subentrare delle relazioni sociali.

Come si manifesta la vergogna?

Quando si prova vergogna si è soliti avvertire:

  • sensazioni corporee: desiderio di sprofondare, costrizione nella gola e nel petto, tensione nel viso e arrossamento, senso di nausea o bruciore;
  • espressioni fisiche: abbassare la testa, evitare lo sguardo, irrequietezza, congelamento, difficoltà a deglutire, crollo delle spalle;
  • segnali mentali: senso di confusione e di inadeguatezza, autocriticismo, impotenza, vulnerabilità, senso di inutilità, mancanza di valore, ruminazione, considerazione di se stessi in modo totalizzante (io sono sempre …);
  • segnali comportamentali: andare via facendosi piccoli e silenziosi oppure compiacere e sottomettersi all’altro oppure reagire con aggressività o umiliando gli altri.

Le sensazioni che subentrano quando abbiamo vergogna sono molto dolorose da accogliere, quindi, l’ultima cosa che vorremmo è provarla. Ecco perché la vergogna, di solito, si nasconde dietro ad altre emozioni come l’ansia e la paura oppure la tristezza e il dispiacere o anche dietro il disgusto e il disprezzo. Altre volte è coperta dalla rabbia, dall’irritazione e dalla collera.

Come superare la vergogna

Il primo passo per superare la vergogna è riconoscerla invece di negarla, sopprimerla e coprirla con altro. Nello specifico, dovremmo imparare a riconoscere i segnali che riceviamo dal corpo e dalla mente con una consapevolezza amichevole, senza giudicarci. Accogliere la nostra sofferenza prendendoci cura di noi stessi, perdonando i nostri errori, accettando le nostre imperfezioni. 

Concedendoci la possibilità di prenderci cura di noi stessi, riusciamo a cambiare la fisiologia del nostro organismo così passiamo da uno stato di minaccia, fatto di critiche e accuse che scatena in noi reazioni di attacco (autocriticismo), fuga (isolamento) o congelamento (ruminazione continua), a una risposta di cura che rilascia ossitocina e dopamina, sostanze connesse con il coraggio, la motivazione, la tenerezza e il piacere. 

L’ossitocina riduce l’attivazione del circuito della paura, attivando il circuito della ricompensa. La dopamina stimola il sistema motorio nel cervello e ci spinge a muovere il corpo, facendoci credere che qualcosa di buono sia possibile.

Proviamo, dunque, a trattarci come tratteremmo un amico che prova vergogna e si sente una nullità. Cosa gli diremmo? Che parole useremmo? Impariamo a rivolgere a noi stessi le attenzioni e la capacità di accoglienza che useremo per una persona cara. 

Solo quando inizieremo a trattarci con gentilezza e comprensione, saremo in grado di ridefinire la relazione con noi stessi imparando ad accettarci e ad amarci.

Dott.ssa Flaminia Morin

Psicologa – Istruttore Mindfulness 

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