E’ solo un incidente o una richiesta di aiuto?

Quando si parla di adolescenti che attaccano il proprio corpo si tende a pensare ai ragazzi che si procurano volontariamente ferite o, nei casi più estremi e drammatici, a quelli che tentano il suicidio. Ma anche gli incidenti che si ripetono possono e devono, in alcuni casi, essere considerati attacchi al corpo.

Se…

Un ragazzo si fa spesso male, attraverso cadute, piccoli incidenti stradali, risse, potrebbe voler comunicare agli adulti qualcosa che non è in grado di esprimere a parole. Quello che singolarmente è un incidente, messo insieme a condotte simili dipinge un quadro ben diverso in cui il corpo ferito può dare un senso di momentaneo sollievo e dare voce al bisogno di essere ascoltato e aiutato.

Quella che può essere scambiata per sbadataggine, goffaggine o, in molti casi, mancanza di senso del pericolo in realtà è una richiesta di aiuto.

La fatica di crescere

Mettere a rischio la propria vita e la propria salute diventa un modo per ripensare il proprio corpo e riappropriarsene dopo che, durante l’infanzia, sono stati i genitori a conoscerlo e a prendersene cura.

“Il corpo è mio e ne faccio quello che voglio” sembrano dire i ragazzi, peccato che, attraverso i piccoli incidenti, non fanno altro che alimentare una falsa autonomia nella quale i genitori, dai quali vorrebbero allontanarsi, diventano i destinatari del messaggio di aiuto e coloro che continuano a curarli.

Cosa fare?

L’unico modo per uscire da questa spirale di auto-rinforzo è tradurre la richiesta di aiuto pratico in una richiesta di aiuto psichico, interpretare il farsi male come una fatica a diventare grandi.

Questo è un compito che spetta agli adulti di riferimento (genitori, insegnanti, allenatori e altre figure significative), i quali, attraverso un proficuo scambio e confronto tra loro, possono costituire un fronte comune che, nel rispetto dei propri ruoli, favorisca un clima di ascolto comprensivo e di comunicazione autentica con il ragazzo

In alcuni casi uno psicoterapeuta può favorire questo scambio, intervenendo sul nucleo famigliare o direttamente sul ragazzo, nell’ottica di aiutarlo a far emergere il proprio disagio psichico e di rimettere in moto il processo di crescita e di definizione della propria identità.

Articolo a cura di:

Dott.ssa Giorgia Pierangeli

Psicologa Psicoterapeuta

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