Dopo un po’ di tempo in cui due persone stanno insieme, la coppia può iniziare ad avere delle difficoltà, a girare a vuoto o al contrario a vivere conflitti accesi e aggressività, celata a volte nei gesti quotidiani.

Complice la routine, gli impegni e gli accadimenti esterni che travolgono la coppia, quest’ultima può arrivare ad una crisi vera e propria che se non gestita può anche condurre ad una rottura. La prima grande fatica è dirselo, o meglio riconoscerla e ammettere, con se stessi in primis e poi al partner, che si sta attraversando una tempesta, che il mare che da tempo si è navigato insieme, ora è agitatissimo e il rischio di naufragio è elevato.

Ammettere che c’è un problema da affrontare non è per niente scontato, soprattutto quando si tratta di relazioni: spesso si ha la tendenza a cullarsi e crogiolarsi nelle abitudini e nella comodità, anche quando ci sono manifesti segnali di disagio, intolleranza, se non addirittura rabbia e delusione nei confronti dell’altro.

E quando si crea distanza, si comunica poco, viene meno l’intimità e l’attività sessuale crolla (è sempre un effetto, mai la causa) uno dei due o entrambi possono vacillare e può succedere che si tradisca.

Il tradimento può avvenire su più livelli, non solo fisicamente, andando a letto con un’altra persona, ma anche mancando a delle aspettative non dette e continuamente alimentate nel cuore di ciascuno (ad esempio alcune donne che si sentono tradite perché il marito lavora troppo e fantasticavano di poterlo cambiare).

“Tradire” ha a che fare con il rompere qualcosa, un patto, uno schema, un principio: segnala una debolezza certo ma che un bisogno di trasgredire e uscire da una stagnazione relazionale in cui ci si sente intrappolati e non si sa in quale altro modo venirne fuori.

Sono tanti i modi e le motivazioni per cui si tradisce e ognuno dovrebbe fare i conti con le proprie, ma alla base, trasversalmente, c’è sempre una crepa, un divario che ha fatto spazio favorendo l’arrivo di una terza persona.

La crisi, nella maggior parte dei casi, è quindi precedente al tradimento del partner e arriva come conseguenza all’aver tradito se stessi a lungo (ad esempio fingendo di stare bene in una relazione non più appagante e modificando i propri comportamenti).

Dove non ci sono silenzi o freddezza a volte ci sono litigi rabbiosi, urla, incomprensioni: una guerra aperta in cui il dialogo diventa difficile se non impossibile perchè i toni emotivi e i pregiudizi sull’altro prendono il sopravvento, distorcendo del tutto la comunicazione.

I conflitti sono l’altro grande campanello d’allarme della crisi di coppia: spesso “ce la raccontiamo”, perché è difficile mettersi in discussione, e si da la colpa al carattere spigoloso o impossibile dell’altro e anzichè andare alla radice del problema e affrontarlo, si continua ad incolparsi a vicenda, entrando in un loop vertiginoso.

Ci sono coppie che nell’ostilità ci sguazzano: la crisi “quotidiana” diventa quasi il collante per i due che riescono a interagire e a rivolgersi l’un l’altro soltanto con aggressività e come a volte capita il bisticcio prende il posto dell’armonia e delle risate.

Smettere di litigare fa paura, perché senza quelle urla, insulti o dispetti ci sarebbe un grande vuoto, ancor più spaventoso del conflitto, silenzi angoscianti, profonda solitudine.

Stare insieme e a lungo non è facile, sentirsi sempre alleati nemmeno e continuare ad avere la stessa attrazione nel tempo non è scontato: le situazioni mutano e le persone nel corso degli anni, si evolvono e non sempre alla stessa velocità.

La crisi, anche per sua etimologia (dal gr. Krisis “scelta, decisione”, da krino ”distinguere”) sappiamo ormai essere un momento fondamentale, di svolta e cambiamento, indispensabile per poter dare vita a qualcosa di nuovo, per poter ricreare. Se ne farebbe a meno, soprattutto nella coppia, ma le crisi esistono e sono una delle infinite cifre della vita. Bisogna per forza attraversare questo momento di regressione per giungere alla giusta progressione, insieme.