Ansia e alimentazione: dal comfort food ai rischi del craving

Ti è mai capitato di provare un improvviso desiderio di mangiare dolci, patatine o carboidrati in gran quantità e subito dopo di sentirti in colpa? Questo comportamento è spiegabile alla luce della correlazione tra ansia e alimentazione.

Non di rado, chi manifesta stati d’ansia di una certa entità è più esposto all’insorgere di problemi di natura gastrointestinale o legati all’obesità, derivanti dall’assunzione eccessiva di cibi grassi e ricchi di zuccheri, il cosiddetto comfort food.

Ma cosa si intende per “stato d’ansia”? L’ansia è la risposta innata che si attiva davanti a uno stimolo percepito come potenzialmente pericoloso, minaccioso. È un’emozione che parla al futuro, si riferisce alla possibilità dell’avvenire, si fa portavoce di un messaggio non rivelato e di desideri inespressi.

Per comprendere la pervasività degli stati ansiosi si fa rifermento ai livelli di intensità stimati. Per esempio, uno stato d’ansia moderato può rivelarsi utile al fine di rendere più efficienti le proprie prestazioni. Tuttavia, quando gli stati ansiosi si protraggono per molto tempo risultando sproporzionati rispetto agli eventi che li hanno scatenati o interferendo con la nostra quotidianità, può succedere che generino sintomi fisici e psicologici di un certo rilievo, determinando una condizione patologica.

Una delle possibili strategie non funzionali adottate dall’organismo per gestire l’ansia è quella di assumere il cosiddetto comfort food. I cibi di gratificazione consistono in alimenti grassi e ricchi di carboidrati che hanno un effetto sedativo proprio sull’ansia, in quanto aumentano i livelli di serotonina presenti nel nostro cervello.

Evitare di esperire gli stati ansiosi induce al craving, ovvero, il desiderio irresistibile e persistente per il comfort food che viene identificato come una soluzione rapida per fuggire momentaneamente dal dolore. Si tratta di una modalità disfunzionale in quanto non fa altro che aumentare la sensazione di disagio percepita facendoci sperimentare sensazioni psicologiche spiacevoli, quali: senso di colpa, rabbia verso se stessi, sensazione di perdita di controllo.

Creare uno spazio dentro di sé che permetta di venire in contatto con le emozioni inascoltate può aiutarci a interrompere questo circolo vizioso. La stanza della psicoterapia costituisce quel luogo sicuro dove poter identificare quelle parti di sé, che si fa più fatica ad accogliere, per ascoltare ciò che hanno da dire.


Dott.ssa Giada Giglio Moro
Psicologa