Adolescenti e Tatuaggi: un documento d’identità sociale

In adolescenza, la personalità è in via di definizione continua così come il fisico che si trasforma, cresce assieme al desiderio di autonomia, e spinge i ragazzi a cercare un “qualcosa” che gli consenta di sentire per lo meno il proprio corpo come certo. Ed ecco la ricerca di un disegno indelebile, dai significati precisi, definiti che li proietti in una nuova dimensione, quella adulta. Un tatuaggio, un segno di riconoscimento sulla pelle come documento d’identità sociale per far vedere che si esiste davvero. Per sentirsi unici, più sicuri nel distinguersi dalla massa dei coetanei, nella speranza di diventare “popolari” e quindi meno invisibili. Un tatuaggio per fare un’esperienza forte poiché avviene in piena autonomia, fuori dagli interessi degli adulti; un’esperienza trasgressiva perché sancisce la separazione dai genitori e fa sentire l’adolescente più forte per aver compiuto un atto fuori dalle regole, da raccontare con orgoglio. Dove la pelle diviene il foglio su cui descrivere chi si è ed a volte esprimere il proprio malessere.

Il tatuaggio è diventato pertanto uno dei riti moderni di passaggio alla maturità e come ogni rito richiede coraggio per sostenere la sofferenza fisica dell’ago nella carne, un pubblico amicale che assiste all’evento, una condivisione nella scelta del disegno.

Tatuaggi grandi e visibili su braccia, polpacci, cosce, collo per i maschi, mentre le ragazze scelgono disegni più piccoli e parti del corpo più nascoste, caviglie, polso, piedi, dietro le orecchie, fondo schiena. Ma per entrambi un’esperienza che crea alcuni degli stati emotivi più spesso ricercati dagli adolescenti: l’eccitazione dell’attesa nel compiere un atto originale, la paura nel sapere che si proverà dolore e il desiderio di poter fare qualcosa per sé, di speciale, che rimarrà per sempre.

Articolo a cura di:

Dott.ssa Alessandra Marazzani Visconti

Psicoterapeuta

Contattaci