Adolescenti di seconda generazione: tra crisi di identità e difficoltà di integrazione 

Il periodo dell’adolescenza, come sappiamo, è caratterizzato da numerosi processi evolutivi volti a costruire e definire l’identità di ciascun individuo. Una fase difficile da affrontare che spesso comporta l’insorgere di malesseri come ansia, depressione o attacchi di panico. 

La situazione si complica maggiormente nel caso degli adolescenti di seconda generazione, vale a dire tutti quei ragazzi nati in Italia ma figli di immigrati, che si trovano a dover effettuare un lavoro di ristrutturazione della propria identità culturale. 

Sospesi tra due culture, sottoposti a pressioni derivate da diverse credenze e valori, questi adolescenti evocano il diritto all’uguaglianza più che alla differenza, sperimentando, in molti casi, un faticoso processo di rigenerazione identitaria che possa integrare in sé i due differenti mondi a cui appartengono. 

Il bisogno di confrontarsi con i propri coetanei autoctoni e di identificarsi con loro, può generare confusione e conflittualità poiché i modelli culturali e i valori proposti, spesso, non sono assimilabili a quelli della famiglia di origine. 

Pertanto, il lavoro di integrazione cui sono sottoposti questi ragazzi è triplice e consiste nel: 

– costruirsi un’identità che risulti coerente e univoca nei diversi contesti di vita, nonché approvata socialmente, così da sentirsi riconosciuti dall’altro nella propria unicità;

– comprendere che l’identità acquisita sia costante, indipendentemente dai cambiamenti che l’adolescenza comporta e che sia frutto delle memorie del proprio passato legato alla cultura d’origine e da ciò che di questo viene messo in atto;

– fare in modo che l’integrazione della propria identità sia riconosciuta dalla famiglia e dall’ambiente sociale.

Per far fronte a questo importante compito è necessario che i ragazzi possano, da soli o con l’aiuto di organizzazioni/istituzioni (per esempio la scuola) o di figure di riferimento competenti (per esempio psicologi), far leva sulla capacità di assimilazione delle competenze, delle credenze e dei valori appresi durante l’infanzia per trasferirli in una nuova struttura interna che tenga presente sia i bisogni personali, sia quelli del contesto in cui sono inseriti e con cui si relaziona. In questo modo, i fattori insiti nella cultura d’appartenenza verranno ridefiniti in forme nuove creando inedite modalità di integrazione e garantendo così il benessere psicosociale degli adolescenti di seconda generazione. 

Dott.ssa Giada Giglio Moro

Psicologa – Psicoterapeuta

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